Alba dalla Tofana di Mezzo

"Galoppa, fuggi, galoppa, superstite fantasia. Avido di sterminarti, il mondo civile ti incalza alle calcagna, mai più ti darà pace". D.Buzzati

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sabato 25 gennaio 2014

La ricetta della Notte Perfetta - ANTEPRIMA n.4 "Undicimila giorni senza voi"

- 4 GIORNI ALL'USCITA DEL LIBRO !


Copertina - Uscita: 29 gennaio 2014


ANTEPRIMA n. 4

dal racconto "Undicimila giorni senza voi", pag. 129



Sono 90. Sono 90 e sono undicimila i giorni senza voi.

Le guerre non sono servite a dividerci, forti e violente tra le nostre montagne. Abbiamo resistito, noi, insieme. Noi e le altre famiglie, in questo paese steso sotto il Cernera.
Qui in questa casa non mi posso più alzare. Le mie gambe sono pesanti come le crode1 che non posso più scalare. Qualcuno mi viene a trovare: ogni tanto. Per il resto del tempo, mi sento solo.

Ricordo, qui davanti allo specchio, quando da bambino correvo come una schioppetata fuori dalla scuola per fuggire ai maestri tanto severi. Arrivato a casa mi sedevo a tavola, insieme ai miei otto fratelli e ai genitori. Ringraziavamo il Signore per quella scodella di polenta e formaggio e poi mangiavamo di gusto, senza lamentarci e fino alla fine perché Dio solo sapeva se il giorno dopo avremmo avuto ancora di che cibarci.

Vedevo le altre famiglie che stavano un po’ meglio di noi e gli altri bambini ricevere qualcosa di più. L’ho fatto spesso notare alla mamma diventando quasi insistente. Lei mi rispondeva “noi quella cosa lì non la possiamo comprare” e io ci rimanevo un po’ male. Come mi sembra futile ora quel desiderio. Se potessi tornare indietro abbraccerei mia madre e allora sentirei di avere tutto.

Avevo tutto anche nelle decine e decine di natali trascorsi. Ci ripenso oggi e mi mancano quei giorni. Fuori dalle finestre, anche per ripararci dalle soffiate dell’aria, mettevamo un po’ di muschio con qualcosa di colorato: palline e oggetti di poco conto che per noi erano qualcosa di eccezionale. Anche la carta argentata della cioccolata ci sembrava chissà che cosa: la prendevamo e la mettevamo nei libri, custodendola come una cosa preziosissima. Noi bambini eravamo contenti quando arrivava il Natale perché si sentiva il suono festoso delle campane e perché quel giorno si mangiava qualche cosina in più che magari non si mangiava durante il resto dell’anno. Poi era così bello tornare a casa la sera e trovare una scodella di latte caldo!

Oggi nevica: una coperta di lana sulle gambe mi da calore e una tazza di latte mi aspetta sulla scrivania. Non ha lo stesso profumo del latte che portava il papà, ancora caldo e denso come una nevicata di dicembre. Ne bevo un sorso e non sa di voi, dei vostri sorrisi stanchi e delle rughe delle vostre fatiche. Non ci sono le vostre mani di terra a farmi una carezza e non ci sono i miei fratelli a cercare di rubarmi la scodella.


Oggi mi sento solo: le altre famiglie non mi vengono più a trovare. Una volta ci radunavamo per stare insieme: c’era una comunanza di vita che faceva tanto piacere e faceva bene al nostro cuore. Poi è successo qualcosa, intorno agli anni cinquanta. (...)

Continua ...


Irene Pampanin


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